Al presidente del consiglio provinciale
Al presidente della provincia
Ordine del giorno: sostegno ai lavoratori e alle lavoratrici del comparto agricolo
Premesso che:
i lavoratori e le lavoratrici del comparto agrumicolo della provincia di Catania vivono una crisi occupazionale senza precedenti e che una delle cause della grave crisi va ricercata nelle enormi difficoltà di penetrazione dei nostri prodotti nei mercati globalizzati;
la crisi del comparto agricolo investe in maniera massiccia, come immediata conseguenza, quello bracciantile che vede anno dopo anno ridurre il numero delle giornate lavorative disponibili;
la legge 247/2007 ha cancellato la norma che riconosceva ai braccianti agricoli il riconoscimento automatico della “ricoferma” delle giornate lavorative dell’anno precedente, se inseriti negli elenchi anagrafici dei comuni colpiti da calamità e delimitati con decreto ministeriale;
tale norma determina grave pregiudizio per i braccianti agricoli che, in caso di calamità naturale e di conseguente riduzione di giornate lavorative, non vedono riconfermare automaticamente le giornate lavorative dell’anno precedente nè ai fini previdenziali nè di disoccupazione agricola;
il Governo Nazionale, per fronteggiare la crisi economica, ha concesso per l’anno 2009, dal fondo per l’occupazione, alla Regione Siciliana, in deroga alla vigente normativa risorse economiche da utilizzare per gli ammortizzatori sociali in deroga;
tali risorse possono essere utilizzate per tutte le categorie, eccetto che per quella dei braccianti agricoli in quanto, la norma che le disciplina prevede requisiti che non tengono conto della specificità della categoria medesima (la norma ne prevede il diritto nella forma ma lo esclude nella sostanza);
il mercato del lavoro è in continua fase di trasformazione e che l’offerta di manodopera nel settore agricolo, da più di un decennio, per via della diffusione delle cooperative senza terra, ha radicalmente cambiato le proprie modalità, soprattutto, per quanto concerne l’organizzazione;
in parecchie circostanze la furbesca gestione delle cooperative senza terra, come evidenziano gli interventi della Magistratura, ha determinato truffe sia hai danni dell’INPS sia degli stessi braccianti agricoli onesti;
la persistente crisi di mercato che investe la nostra agricoltura vede molti imprenditori agricoli e parecchi titolari di magazzini di lavorazione e commercializzazione dei prodotti (arance, uva, fichidindia, pere, ecc.), anziché organizzare la filiera nella direzione di competere nei mercati, scaricare i costi della crisi medesima, sulla manodopera bracciantile;
Preso atto che:
la Legge 247/2007 citata in premessa non consente di attivare per la categoria bracciantile la cosiddetta “riconferma”, ossia il riconoscimento delle stesse giornate dell’anno precedente, sia dal punto di vista previdenziale che assistenziale, ad almeno 4000 lavoratori agricoli della provincia di Catania;
nel 2009, migliaia di braccianti agricoli, in territori colpiti da calamità, sono rimasti senza indennità di disoccupazione o l’hanno percepita solo in parte;
buona parte dei braccianti agricoli della provincia, specie nei periodi della raccolta dell’uva, delle arance, delle pere, ecc., si vedono costretti a lavorare in nero e con salari da terzo mondo oppure, ad essere regolarizzati per meno giornate di quelle effettivamente lavorate ed, in ogni caso, a percepire salari più bassi di quelli indicati in busta paga e previsti dai CCNL;
Considerato che:
le istituzioni hanno il dovere di sostenere il comparto agricolo in crisi ormai da anni, e sostenere il rispetto dei CCNL e la lotta contro il lavoro nero e lo sfruttamento;
Ciò premesso e considerato il consiglio provinciale di Catania impegna il presidente Castiglione affinché sostenga con impegno e si faccia promotore , presso gli organi e le autorità competenti, dei seguenti provvedimenti:
1) rivedere la norma sugli ammortizzatori sociali in deroga, nella direzione di prevedere il diritto all’ attingimento degli ammortizzatori sociali in deroga, anche per la categoria dei braccianti agricoli.
2) a partire dal 2010, le indennità di disoccupazione agricola vengano liquidate entro 60 giorni dalla presentazione e che contestualmente vengano resi disponibili i programma per consentire le liquidazioni degli eventuali ricorsi, come tra l’altro, avviene con le disoccupazioni ordinarie;
3) contrastare il lavoro nero ed ogni forma di sfruttamento in agricoltura ma, soprattutto di stabilire le condizioni per la reale applicazione del contratto di categoria.
4) riconoscimento automatico della “riconferma” delle giornate lavorative dell’anno precedente, se inseriti negli elenchi anagrafici dei comuni colpiti da calamità e delimitati con decreto ministeriale;
5) regolamentazione delle cooperative senza terra per risolvere il problema delle truffe.
6) fare propria la proposta di regolamentazione delle cooperative senza terra elaborata dal Movimento Braccianti, dalla Cgil, Cisl,Cia, Uci, Confcoperative già in possesso della Direzione dell’Inps di Roma e di Sua Eccellenza il Prefetto di Catania.
Copia di questo O.d.g. venga immediatamente inviata al prefetto di Catania, all’ispettorato del lavoro, alla direzione dell’Inps di Roma, al ministro per le attività agricole.
Catania 25 Gennaio 2010
I consiglieri provinciali
Valerio Marletta
Antonio Tomarchio
martedì 23 febbraio 2010
Odg per la ripubblicizzazione del servizio idrico - Campagna Acqua pubblica
Al presidente del consiglio provinciale di Catania
Al presidente della provincia regionale di Catania
Ordine del giorno sulla ripubblicizzazione del servizio idrico
Oggetto: Approvazione, ai sensi degli art. 32, 33, 41 della L.r. 10.2.2004, n. 1, della proposta di legge di iniziativa dei consigli comunali e popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque. Disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico in Sicilia”.
Premesso che:
L'acqua è fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi e bene comune indisponibile, che appartiene a tutti e tutti hanno il diritto di equamente condividere.
La scarsità della risorsa, accentuata dai cambiamenti climatici e dal processo di desertificazione, l'abbassamento delle falde ed il loro crescente inquinamento, obbligano a mettere in campo politiche di vasto raggio finalizzate ad un uso accorto delle risorse idriche, per salvaguardare, anche per le future generazioni, l’equilibrio naturale e livelli adeguati di approvvigionamento per gli usi potabili, irrigui ed industriali. In tale quadro è anche necessario orientare le comunità verso stili di vita eco-sostenibili, sviluppare tecniche ed azioni per il risparmio ed il riutilizzo, per il riuso delle acque depurate e l’uso di quelle piovane, al fine di destinare i prelievi delle acque potabili di falda prioritariamente agli usi domestici.
Il servizio idrico è un servizio pubblico essenziale ed i Comuni, in quanto responsabili dell’igiene e della salute dei cittadini, non possono sottrarsi o essere privati in modo preordinato del diritto/dovere di determinarne gli assetti organizzativi.
E’ altresì necessaria una rinnovata iniziativa di tutte le pubbliche istituzioni e, innanzitutto, dei Comuni, per far si che l’acqua continui ad essere considerata bene comune pubblico e non merce condizionata dal mercato e dal profitto.
Considerato che:
L’esperienza della privatizzazione del servizio idrico, portata avanti negli ultimi anni in varie parti del mondo e in Italia, sulla base del presupposto che la gestione privata avrebbe portato i capitali necessari per le infrastrutture idriche, efficienza ed economicità di gestione, ha dato ovunque prova contraria di inefficienza gestionale, crollo degli investimenti per le infrastrutture e aumento delle bollette per gli utenti.
Giudizio nettamente negativo deve essere dato anche sul processo di privatizzazione del servizio idrico avviato nella nostra regione, tanto per quanto riguarda il cosiddetto sovrambito che negli ATO provinciali; in questi ultimi la gara per l’affidamento è stata effettuata in cinque province, con un crescendo di contestazioni di molti amministratori locali e dei cittadini.
Per dare dare forza alle azioni degli enti locali finalizzate a restituire l’acqua alla gestione pubblica, è stata costituita l’Associazione nazionale no-profit denominata “Coordinamento nazionale enti locali per l’acqua bene comune e la gestione pubblica del servizio idrico”,.
Le superiori considerazioni nettamente critiche del processo di privatizzazione e la determinazione degli amministratori locali a battersi per tornare alla gestione pubblica non sono inficiate dalla recente conversione in legge dell’ art. 15 del D.L. n. 135/2009, che, oltre ad essere inaccettabile nel merito, appare palesemente in contrasto con la Costituzione, soprattutto per la violazione del principio di autonomia degli enti locali nella determinazione della scelta del sistema di gestione dei servizi pubblici locali.
Dato atto che:
Per restituire l’acqua al servizio pubblico, allo scopo di garantirne fruizione equa ed universale, la sezione siciliana del Coordinamento ha elaborato l’allegata proposta legislativa “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque. Disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico in Sicilia”, con l’intenzione di presentarla all’ARS, ai sensi delle disposizioni contenute nella L.r. 10.2.2004, n. 1, come proposta di legge di iniziativa dei consigli comunali e, con la collaborazione del Forum siciliano dei movimenti per l’acqua, come proposta di legge di iniziativa popolare.
La proposta di legge è stata presentata il 7 luglio 2009 nella sala gialla di Palazzo dei Normanni, alla presenza del Presidente dell’ARS e dei capigruppo parlamentari, che hanno espresso pubblicamente parere favorevole per la sua approvazione; tale parere favorevole è stato confermato da tutti i capigruppo in occasione del sit-in organizzato dal Coordinamento all’ARS il 25 novembre 2009.
Precisato che:
Lo Statuto della Regione Siciliana, all’art. 12 stabilisce che l’iniziativa legislativa spetta, tra gli altri, "(...) ad un numero di consigli dei comuni della Regione non inferiore a quaranta, rappresentativi di almeno il 10 per cento della popolazione siciliana, o ad almeno tre consigli provinciali. (...) Con legge della Regione sono disciplinate le modalità di presentazione dei progetti di legge di iniziativa popolare e dei consigli comunali o provinciali e sono determinati i tempi entro cui l'Assemblea regionale si pronuncia sui progetti stessi."
La L.r. 10.2.2004, n. 1, “Disciplina dell'istituto del referendum nella Regione siciliana e norme sull'iniziativa legislativa popolare e dei consigli comunali o provinciali”, disciplina le modalità di presentazione dei progetti di legge di iniziativa dei consigli comunali, stabilendo che la proposta debba essere presentata, nell’identico testo, “da non meno di quaranta consigli comunali rappresentativi di almeno il dieci per cento della popolazione siciliana” (art. 32, c. 1, lett. c), debba contenere “il testo del progetto di legge redatto in articoli ed essere accompagnata da una relazione che ne illustri le finalità ed il contenuto” (art. 33, c. 1) e debba, altresì, contenere “i nomi, il domicilio e gli eventuali ulteriori recapiti di tre persone alle quali viene attribuita la funzione di rappresentare i sottoscrittori dell'iniziativa legislativa” (art. 35, c. 3).
Visti:
Lo Statuto della Regione siciliana
La L.r. 10.2.2004, n. 1,“Disciplina dell'istituto del referendum nella Regione siciliana e norme sull'iniziativa legislativa popolare e dei consigli comunali o provinciali”
Il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, come recepito nella Regione Siciliana
Acquisiti:
i pareri ai sensi dell'art. 12 della L. r. n. 30/2000
propone al Consiglio Provinciale di Catania
di esprimere condivisione verso le considerazioni riportate in premessa e di aderire all’iniziativa del “Coordinamento nazionale enti locali per l’acqua bene comune e la gestione pubblica del servizio idrico”, per la presentazione della proposta di legge di iniziativa dei consigli comunali per la ripubblicizzazione del servizio idrico in Sicilia;
di approvare, ai sensi dell'art. 12 dello Statuto della Regione Siciliana e della legge regionale 10 febbraio 2004, n. 1, la presente proposta, contenente il progetto di legge di iniziativa dei consigli comunali;
di approvare il progetto di legge “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque. Disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico in Sicilia”, redatto in 17 articoli, e la relazione che ne illustra le finalità e il contenuto, alla presente allegati come parte integrante e sostanziale;
di dare atto che il testo di legge contiene gli elementi necessari per la determinazione del relativo onere finanziario e i mezzi per farvi fronte;
di indicare i nomi ed i recapiti delle seguenti tre persone, autorizzate a rappresentare i sottoscrittori della iniziativa, così come stabilito dall'art. 35, c. 3, della L.r. n. 1/2004:
1 Michele Botta, sindaco di Menfi (AG), domicilio: viale Risorgimento, 104, 92013 Menfi, tel. 328 0082231
2 Domenico Giannopolo, sindaco di Caltavuturo (PA), Comune: via G: Falcone, n. 41, tel. 091 547311; domicilio: via Roma, n. 74, tel. 335 5789470
3 Giuseppe Nicosia, sindaco di Vittoria (RG), Comune: via Bixio, n. 34, tel. 0932 514201; domicilio: via Ancona, n. 13, tel. 335 5789470
di dare mandato al presidente della Provincia di trasmettere la presente deliberazione alla segreteria generale dell' A.R.S.
Catania 2 Febbraio 2010
I consiglieri provinciali
Valerio Marletta – Antonio Tomarchio
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